Lasciare andare: l’arte di arrendersi
- Leonardo di Lernia
- 16 feb
- Tempo di lettura: 4 min

C’è un momento, nella vita di ognuno di noi, in cui ci ritroviamo a stringere forte qualcosa che dovremmo lasciare andare. Una relazione che si è esaurita, un rimpianto che ci perseguita, un'aspettativa o una falsa credenza che ci tiene imprigionati.
Sappiamo che dovremmo lasciarlo andare.
Ce lo ripetiamo.
Ce lo dicono gli altri.
Eppure, più ci sforziamo di liberarci, più sentiamo il peso di ciò che vogliamo allontanare.
Perché succede?
Perché lasciare andare non è un atto di volontà.
Ma un atto di resa.
Non puoi lasciare andare qualcosa che stai ancora stringendo.
Immagina di avere un pugno chiuso. Dentro c’è una piccola pietra. Ti dici che vuoi lasciarla cadere, ma il tuo pugno rimane serrato. Dentro di te una parte non è ancora pronta a lasciarla andare. Forse perché ti ha fatto sentire al sicuro. Forse perché rappresenta una storia che temi di dimenticare. O forse perché hai paura dell'insicurezza di ciò che verrà dopo.
E così rimani lì, con la mano stretta, e il peso che diventa sempre più insostenibile. Con la mente che si affolla di domande.
Ma ecco il punto:
Lasciare andare non significa forzarti a mollare la presa. Significa accorgerti che non hai più bisogno di stringere.

Il paradosso del lasciare andare
Più cerchi di lasciar andare qualcosa, più quella cosa sembra radicarsi dentro di te. È come la sabbia tra le dita: se stringi troppo, scivola via. Se invece le apri, resta semplicemente lì, senza più lotta.
Più cerchi l'intenzionalità di lasciare andare qualcosa, e più inconsciamente ti attacchi ad essa.
Perché nella negazione di qualcosa stai vivendo in un conflitto interiore.
Pensa alla storia dell'elefantino rosa. Se ora ti dico di non pensare assolutamente a un elefantino rosa che corre nei prati...
Cos'è successo?
La nostra mente non funziona con le negazioni.
E meno cerchiamo di pensare a qualcosa, più quella cosa si radica dentro di noi.
Più neghiamo, più il nostro inconscio si attacca all'oggetto della negazione.
E poi...
Viviamo in una società che ci ha insegnato che la risposta a ogni sofferenza è aggiungere qualcosa.
Se siamo tristi, compriamo qualcosa di nuovo. Un nuovo telefono, vestiti, magari una macchina o addirittura una casa.
Se ci sentiamo vuoti, cerchiamo esperienze che ci distraggano.
Se vogliamo essere felici, ci convinciamo che dobbiamo accumulare – successi, relazioni, conoscenze.
Ma nulla funziona davvero nel lungo termine.
E così accumuliamo e accumuliamo.
E più riempiamo la nostra vita – di oggetti, persone, fare – e meno spazio ci resta per le cose davvero importanti.
La verità è che siamo distratti.
Ci distraiamo continuamente perché posticipiamo il dolore e la paura del guardare dritte le cose come stanno.
La distrazione è uno dei pericoli più grandi dei nostri tempi.
È così facile, distrarsi, al giorno d'oggi, che praticamente non ci costa più nulla.
Ci basta prendere un telefono, e via. Puff. Tutto sparito. Dimenticato (per ora).
Ma se la direzione fosse esattamente dalla parte opposta?
Se la liberazione non stesse nell’aggiungere, ma nel togliere?
Guarda gli alberi in autunno. Non si aggrappano alle loro foglie. Le lasciano cadere, danzare nel vento, fino a depositarsi dolcemente a terra. Non combattono il cambiamento.
Si affidano.
E noi?
Noi ci aggrappiamo ai nostri pensieri, ai nostri dolori, ai nostri vecchi racconti di chi siamo e di cosa dovremmo essere.
Ma il cuore trova pace solo quando smettiamo di resistere.
Lasciare andare non è un’abdicazione. Non è arrendersi alla vita come se non ci importasse.
È, al contrario, un atto di coraggio.
Significa dire a noi stessi: ”Mi fido. Mi fido di ciò che verrà. Mi fido del fatto che, senza questo peso, sarò più libero. Mi fido della mia capacità di attraversare il vuoto e trovare una nuova strada”
Significa imparare a sedersi con il proprio dolore e guardarlo.
Questionarlo.
Osservarne le radici.
Scriverlo descrivendone i dettagli.
Sentirlo nel corpo.
Nel respiro e nel cuore..
Come iniziare a lasciare andare (davvero)
1. Smetti di combattere
Ogni volta che dici a te stesso “Devo lasciar andare questa cosa”, fermati. Ascolta invece cosa c’è dietro quella frase. C’è dolore? C’è paura? C’è una parte di te che ha bisogno di essere abbracciata, prima di poter andare avanti?
Non costringerti. Lasciare andare accade naturalmente quando sei pronto.
2. Crea spazio
Elimina il superfluo. Nella tua casa, nel tuo calendario, nei tuoi pensieri. Più spazio crei, più permetti alla vita di riempirti di ciò che conta davvero. Quando avrai creato abbastanza spazio, le cose accadranno da sé.
3. Affidati al momento presente
Gran parte della nostra sofferenza nasce dall’attaccamento a ciò che è stato o alla paura di ciò che sarà.
Ma qui, ora, in questo momento, hai tutto ciò che ti serve per essere in pace.
Respira. Osserva quello che c’è. Nulla dura per sempre – né il dolore, né la gioia. Ogni cosa fluisce. Anche tu.
4. Lascia che la vita accada
Non puoi trattenere il mare tra le mani. Non puoi controllare tutto. Ma puoi imparare a farti cullare dalle onde, invece di temerle.
Lasciare andare è fidarsi della vita.
Ed è solo quando smettiamo di stringere che finalmente possiamo sentire la libertà di aprire le mani e abbracciare il nuovo.
Forse, leggendo queste parole, dentro di te c’è ancora una resistenza.
È normale.
Lasciare andare è un processo, non un’azione istantanea.
Ma voglio lasciarti con una domanda:
Se oggi scegliessi di alleggerirti anche solo un po'?
Se oggi smettessi di lottare contro qualcosa che non puoi cambiare?
Se oggi, per un istante, ti permettessi di credere che tutto sta accadendo esattamente come deve?
Siedi. Chiudi gli occhi. Torna a sentire.
E respira. Lento e profondo.
Lascia che sia proprio il tuo respiro a guidarti.
Torna a connetterti profondamente con te.
Forse, proprio in questo momento, hai già iniziato a lasciare andare.
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