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Immagine del redattoreLeonardo di Lernia

Il respiro: un ruolo chiave nei disturbi di ansia e panico


il respiro dei disturbi di ansia e panico

In questo articolo analizzeremo il ruolo di alcuni recettori presenti nel nostro corpo nella gestione di disturbi quali ansia e attacchi di panico.

Vedremo cosa avviene nel nostro corpo e nella nostra mente quando si alterano le concentrazioni di ossigeno e anidride carbonica.

Scopriremo insieme quanto queste alterazioni siano decisive perché avvenga effettivamente una crisi.


Sarà un articolo un po' più scientifico del normale, ma ho cercato di semplificare al massimo i concetti. Se vuoi saperne di più lasciami un commento o contattami.

Comunque, come di consueto, in fondo all'articolo troverai le pubblicazioni scientifiche citate.

Una breve introduzione

Cosa sono i chemorecettori centrali:

Sono recettori sensibili alle variazioni della composizione chimica del sangue e di altri liquidi biologici e imputati a informarne il sistema nervoso centrale affinché questo possa reagire per ripristinare l’omeostasi.

È ormai noto nella comunità scientifica come il ruolo di questi recettori sia fondamentale quando si parla di disturbi quali ansia o attacchi di panico in quanto sarebbero capaci, da soli, di stimolare il sistema nervoso simpatico (lotta o fuga) e innescare delle reazioni fisiche la cui conseguenza risulta la crisi incontrollata.


La ripetuta esposizione a stressori è in grado di rendere, con il passare del tempo, i chemorecettori centrali più sensibili alle variazioni della concentrazione di anidride carbonica (CO2) nel sangue.


Come avviene questo?


Ormai si conosce bene la correlazione tra i disturbi da ansia/panico e una respirazione superficiale e accelerata. Uno degli effetti principali dell'iperventilazione è quello di eliminare troppa anidride carbonica (si genera una modesta ipocapnia).

L'organismo, dovendosi abituare a vivere in un ambiente con una ridotta concentrazione di anidride carbonica, sviluppa una maggiore sensibilità nei confronti delle oscillazioni di quest'ultima.


L'ipersensibilità dei chemorecettori centrali può portarli quindi a inviare al sistema nervoso il segnale di accelerare la respirazione anche quando non sarebbe necessario.

Uno studio della psichiatra Alicia Meuret, ha evidenziato come un attacco di panico (ma anche un attacco d’asma nei soggetti che ne soffrono) risulti preceduto da un aumento della ventilazione.

Come abbiamo detto precedentemente, infatti, un'aumentata ventilazione elimina più CO2 del normale. La conseguenza è che si genera uno stato di ulteriore ipocapnia che induce una vasocostrizione (la CO2 è agente vasodilatatore) e una riduzione di assimilazione dell’ossigeno (in quanto il legame con l’emoglobina si fa più forte - Effetto Bohr).

Viene potenziata la reazione di stress, la cui conseguenza diretta è un’accelerazione della frequenza respiratoria. Da qui si entra in un loop dal quale si può uscire solo attraverso due strade:

  1. Il loop prosegue fino allo stallo: avviene la crisi di panico in cui il soggetto manifesta i sintomi e scarica l’adrenalina che caratterizza la reazione di stress. Nel caso di asma, avviene la crisi e il soggetto ne esce utilizzando inalatori corticosteroidi.

  2. L’individuo interviene modulando la respirazione attraverso un lavoro di enterocezione. Qui il consiglio migliore, più che il buon vecchio “Fai un respiro profondo”, è: “Rallenta il respiro” (o addirittura sarebbe “Trattieni il respiro”).


Un aumento della concentrazione di anidride carbonica favorisce rapidamente il riassestamento dell’assorbimento di ossigeno e una vasodilatazione che favorisce una riduzione della pressione sanguigna.

Il corpo ritrova uno stato di calma e lentamente la crisi viene scongiurata.


È quindi evidente quanto il ruolo della respirazione risulti fondamentale per mantenere il controllo del proprio sistema mente-corpo.

Conoscere questi concetti è essenziale per tutti, ma soprattutto per coloro che soffrono di determinati disturbi, come quelli sopra citati.


Lo stress è una reazione naturale del nostro corpo che cerca di mantenere l’equilibrio. L’esposizione agli stressori è inevitabile.

Ciò che avviene nella nostra mente può essere mediato dalla capacità di essere consapevoli dei contenuti mentali e dalla qualità della nostra enterocezione (percezione dello stato in cui si trova l’organismo).

Questo abbinamento ci porta a poter prendere consapevolmente le giuste decisioni per gestire al meglio il nostro benessere.

Il respiro non è l’unico intervento utile. Ma certamente è tra i primi.

Se soffri di questi disturbi chiedi aiuto a chi davvero può aiutarti:

  1. Uno psicologo, che possa aiutarti a comprendere meglio i tuoi contenuti mentali

  2. Un Breath Coach, che possa insegnarti le migliori strategie per far fronte ai momenti di difficoltà gestendo la respirazione

  3. Un allenatore o personal trainer: l’attività fisica è fondamentale per scaricare lo stress, oltre che per condizionare il proprio corpo ad essere più reattivo e prevenire disturbi muscoloscheletrici.

Hai domande?

Ti interessa intraprendere un percorso sul tuo respiro?

Contattami.


Puoi scrivermi una mail o attraverso i miei social se preferisci.

leonardodilernia.mt@gmail.com

Ti auguro il meglio

Leonardo



Dai un'occhiata alle pubblicazioni scientifiche che hanno ispirato questo articolo:





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