Il nervo vago (anche chiamato pneumogastrico) è il decimo nervo cranico e il più lungo del sistema nervoso autonomo (SNA).
Il suo nome deriva dalla parola latina vagus, che significa letteralmente "vagabondo", probabilmente in riferimento al suo lungo e intricato percorso nel corpo umano.
Le sue terminazioni raggiungono infatti: faringe, laringe, polmoni, cuore, stomaco, fegato, milza, pancreas e intestino.
È composto per l'80% da fibre afferenti. Questo significa che la sua comunicazione avviene per l’80% nella direzione che va dal corpo al cervello.
Entriamo più nel dettaglio
È il nervo principale della branca parasimpatica del SNA. Risulta tonico quando la sua comunicazione tra corpo e cervello è efficace, permettendo così una migliore attivazione della risposta di rilassamento.
Il tono vagale è infatti un parametro molto utilizzato in medicina quando si parla di stress cronico e omeostasi. Un ottimale tono vagale è segnale di una buona variabilità della frequenza cardiaca (HRV=Heart Rate Variability).
Uno dei primi effetti dello stress sul nostro corpo ricade infatti proprio sul cuore e sulla HRV. Una HRV bassa è sintomo di un sistema mente-corpo sotto stress.
Per quanto abbiamo visto, quindi, sarebbe auspicabile avere una alta HRV e un buon tono vagale.
Quando il nervo vago è invece ipotonico è facile riscontrare una dominanza simpatica del SNA, che corrisponde a un più elevato livello di stress dell’organismo.
Qui ti chiederai:
«Perché è così importante il nervo vago?»
Domanda lecita, a questo punto.
Facciamo un salto indietro, introducendo il tema dei disturbi cronici.
Le malattie croniche costituiscono la principale causa di morte quasi in tutto il mondo. Si tratta di un ampio gruppo di malattie, che comprende le cardiopatie, l’ictus, il cancro, il diabete e le malattie respiratorie croniche. Ci sono poi anche malattie mentali (tra cui i disturbi dell’ansia e la depressione) e neurologiche, i disturbi muscolo-scheletrici e dell’apparato gastrointestinale, i difetti della vista e dell’udito.
In tutti questi casi viene riconosciuta la presenza di un livello elevato di citochine pro-infiammatorie prodotte dalle cellule del sistema immunitario per promuovere l’infiammazione.
Ci sono alcune molecole che normalmente sono rilasciate dal nostro organismo per bilanciare il meccanismo delle infiammazioni. Quando, però, questo non avviene in modo corretto, il meccanismo si sbilancia e l’infiammazione diviene cronica.
Tra le molecole capaci di contrastare le citochine pro-infiammatorie c’è l'Acetilcolina.
L’Acetilcolina è il principale neurotrasmettitore del nervo vago.
Viene infatti rilasciata per permettere la comunicazione tra corpo e sistema nervoso.
Incominciamo ad unire i puntini…
Con un ridotto tono vagale, quindi, siamo in presenza di un minore rilascio di acetilcolina. In questo modo si sta preparando terreno fertile per l’insorgenza di un'infiammazione cronica.
[Piccolo disclaimer:
L’infiammazione cronica (e di conseguenza una malattia cronica) non è detto che si venga a instaurare. Perché questo accada devono verificarsi una serie di fattori più complessi che dipendono dalla predisposizione genetica e ambientale, dall’alimentazione, dalla presenza o meno di attività fisica, dallo stato di salute generale, dall’approccio psicologico allo stress etc etc.] Andiamo avanti.
Quindi se ci fosse un modo per stimolare naturalmente il nervo vago potremmo favorire il rilascio di acetilcolina in modo da inibire l'influenza delle citochine pro-infiammatorie.
Ma in realtà, il modo c'è.
Ed è più semplice di quanto si immagini.
Abbiamo principalmente due strade per stimolare naturalmente il nervo vago:
Bee-Humming Breathing (Bhramari Pranayama)
Respirazione 1:2
Andiamo ad analizzarle una alla volta.
Questo antico pranayama, noto come Bhramari Pranayama, è tradizionalmente il canto del mantra Om (o, più correttamente, Aum). Per poter ottenere i benefici di questa tecnica di respirazione, però, non occorre trasformarsi in uno Yogi e sedersi nella posizione del loto. Come si esegue il Bee-Humming? - Trova una posizione comoda in cui tu possa stare almeno 5 minuti - Rilassati. Meglio se chiudi gli occhi - Inspira dal naso - Espira – sempre dal naso – producendo il suono tipico della lettera M - Normalmente l'espirazione è più lenta della fase di inspirazione - Prosegui per 5-10 minuti
La respirazione 1:2 è una respirazione tipica per la sua influenza sul sistema nervoso. L'obiettivo è quello di espirare per un tempo doppio rispetto all'inspirazione. Vediamo anche qui come eseguirla correttamente: - Trova una posizione comoda in cui tu possa stare almeno 5 minuti - Rilassati. Meglio se chiudi gli occhi - Inspira dal naso per 4 secondi - Espira per 8 secondi - Se ti sembra un ritmo troppo lento allora prova ad inspirare per 3 secondi ed espirare per 6 secondi. Con un po' di pratica riuscirai magari ad aumentare i tempi - Meglio se espiri anche qui dal naso. Se però preferisci farlo dalla bocca allora chiudi leggermente le labbra e fai uscire l'aria soffiandola delicatamente come se stessi soffiando su un cucchiaino per rinfrescarne il contenuto (questa immagine solitamente funziona bene).
Conclusioni
La stimolazione del nervo vago può aiutare a ripristinare un tono vagale ottimale e favorisce un maggiore stato di rilassamento. Può aiutare a ripristinare l'omeostasi e lasciarsi alle spalle lo stress quotidiano.
Entrambe le tecniche che ti ho proposto hanno una diretta influenza, oltre che sul tono vagale, sulla variabilità della frequenza cardiaca.
Ormai sappiamo molto bene che sono tantissimi i disturbi legati allo stress cronico.
Quello che hai letto qui è un'interpretazione del concetto di intervento sullo stress.
La mia interpretazione.
Quella che ha aiutato me quando ne ho avuto bisogno e aiuta molti miei clienti a risolvere o migliorare la loro condizione.
Per qualunque ulteriore informazione contattami.
Mi puoi trovare sui social o puoi scrivermi attraverso uno dei moduli di contatto presenti sul mio sito.
A presto,
Leonardo
Namasté
Disclaimer:
Quello che hai letto qui non è una panacea per tutti i mali.
Ti invito, per qualunque dubbio, a fare riferimento sempre alla parola del tuo medico e a non interrompere mai alcuna terapia farmacologica senza il suo parere positivo.
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