Ci sono poche cose di cui ho paura. Una di queste sono i ragni, un'altra è lo stramaledetto momento del decollo di un volo.
È irrazionale, solo il pensiero è capace di agitarmi. La sento nello stomaco, e colpisce anche duramente.
Succede da quando si chiudono le porte, che poi presto i motori spingono per condurci verso la pista su cui verremo lanciati a folle velocità fino al punto di non ritorno.
Già. Forse è questo a farmi paura.
Il punto di non ritorno.
Non avere spazio per cambiare idea, e quindi rotta. Che oltrepassato un punto fisico nello spazio sei obbligato a proseguire, anche se sei terrorizzato.
Ho paura ma proseguo lo stesso.
Così come ogni volta poi salgo su un nuovo aereo.
Nuovo aereo, paura di sempre.
Almeno fino ad ora.
Perché le cose cambiano continuamente e non sarò di certo io a tentare di impedirglielo.
Oggi, mentre sentivo paura, l'ho ascoltata: che brutta, la sensazione di ciò che è inevitabile.
Il mio cuore batteva almeno a 20 battiti più del normale e il respiro era così superficiale che sentivo di non incamerare sufficiente aria. Lo stomaco era teso, come a dirmi che pure quel caffè americano a breve avrei potuto rivederlo uscire. Le gambe e le braccia pesanti, la testa leggera.
Ho ascoltato tutto questo che accadeva nello stesso istante (prevedibile, dal canto mio, grazie ai miei studi).
L'ho ascoltato e sapevo esattamente cosa avrei fatto da lì ai prossimi 5 minuti almeno.
Inspiro per 4, apnea per 7, espiro per 8.
Mai questo esercizio per me è stato più difficile di così.
«L'ho fatto così tante volte che posso farcela», mi dico.
E così, respiro dopo respiro - ancora prevedibilmente - diventa più facile, abbordabile, piacevole.
Poi la rincorsa per staccarsi da terra. I motori sprigionano tutta la loro potenza per permetterci di vincere la gravità.
«Questo frastuono lo detesto - penso - e pure queste vibrazioni».
Così semplifico: tolgo la fase di apnea.
Inspiro per 4, espiro per 8.
Ci stacchiamo da terra mentre sto espirando. La mente tenta di dirmi che dovrei inspirare invece, stare allerta. Ma ho già deciso di non seguirla. Di calmarmi e continuare ad espirare finché non arrivo a 8.
È dopo la prima virata che reinserisco l'apnea.
E sorrido.
L'esercizio alla consapevolezza (aka Mindfulness) favorisce il mio sentire.
Tutto il corpo si è rilassato, e si era già rilassato prima di raggiungere il punto di non ritorno.
Ascolto il rilassamento.
Vado a fare pipì, il segnale delle cinture di sicurezza si è spento.
Rifletto, poi inizio a scrivere.
Che viaggio, il potere del nostro respiro.
Ora tocca a te
Se vuoi imparare come usare il respiro per gestire lo stress, l'ansia, la paura e le situazioni che le generano, contattami.
Questo è un viaggio che possono (e dovrebbero) fare tutti.
Leo
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