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Immagine del redattoreLeonardo di Lernia

Cambia come ti senti. Cambia come reagisci.


imparare a rilassarsi

L’essere umano, normalmente, reagisce agli stimoli esterni seguendo questa sequenza:

sensazione-percezione-pensiero-comportamento.


Questo è come naturalmente il nostro cervello regola ciò che ci consente la sopravvivenza:

  • Sentiamo o percepiamo un determinato cambiamento ambientale;

  • Sulla base di questo, il nostro cervello elabora le informazioni provenienti dai sensi e attraverso i nostri processi mentali formula un pensiero;

  • Ciò che pensiamo genera poi il nostro modo di comportarci, ovvero la nostra reazione (o risposta) alla sequenza di stimoli iniziali.

Sembra molto complesso.

Ed effettivamente lo è. Nonostante il nostro cervello sia estremamente bravo a farci credere che tutto sia semplice.

Cerchiamo di comprenderlo meglio con un esempio.

Siamo al parco. Stiamo passeggiando, chiacchierando con un amico. A un certo punto sentiamo un cane abbaiare (immaginiamo anche sia un cane di taglia medio-piccola). Lo vediamo correre nella nostra direzione. Immediatamente, prima ancora che possiamo rendercene conto, percepiamo un vuoto nello stomaco, il cuore battere più forte, i muscoli che sembrano irrigidirsi. È la paura, sotto forma di adrenalina, a impadronirsi del corpo. Poi arriva il pensiero. Ricordiamo di avere paura dei cani (magari per un evento traumatico del passato). Pensiamo al fatto che quel cane possa avercela proprio con noi. Magari il nostro odore non gli piace. Pensiamo che potrebbe farci del male. Questo avviene in pochi decimi di secondo. Poi iniziamo a correre per scappare.

Nel frattempo il nostro amico, che invece non ha paura dei cani, si gira e si ferma aspettandolo sul posto.

Il cane lo raggiunge e gli gira amichevolmente intorno (pur non smettendo di abbaiare).


Ora, da questa storia possiamo capire due cose distinte:

  1. La reazione che abbiamo a ciò che ci accade intorno dipende solo ed esclusivamente dalla nostra personale interpretazione degli eventi. Questa può essere diversa per ognuno di noi e dipende a sua volta da credenze, aspettative e condizionamenti che riguardano il passato.

  2. Il pensiero arriva sempre dopo l’istintiva reazione del corpo a un determinato stimolo. Se fai fatica a credermi è perché il cervello è incredibilmente abile e veloce nel modificare lo stato del corpo e produrre il pensiero. Eppure recenti ricerche condotte dalle neuroscienze ci dicono che il processo è esattamente questo che ti ho descritto (vedi "La mente è piatta" di Nick Chater). Il corpo è sempre il primo a reagire. Il pensiero lo raggiunge solo sulla base dell’interpretazione da parte del cervello basata sull’ambiente. Tutto sembra avvenire nello stesso istante, nella nostra esperienza. Ma in verità, se scavi a fondo, questo è qualcosa di cui puoi renderti conto. (Pensa a un evento nella tua esperienza che si verifica regolarmente e che ti stressa sempre).

Siamo quindi nelle mani del modo in cui il nostro cervello elabora e interpreta (in modo del tutto automatico, istintivo e personale) gli stimoli e i messaggi che arrivano dai sensi e dal corpo.

Per modificare in qualche modo questa sua interpretazione dovremmo avere accesso al modo in cui pensiamo in modo "automatico" o alla nostra memoria.

Se è vero che possiamo imparare a rendere sempre più consapevole il nostro modo di pensare, è anche vero che è praticamente impossibile avere il controllo di ogni pensiero. Soprattutto quando siamo sotto stress. Questo perché i pensieri sono generati da processi neurologici estremamente complessi e attingono a moltissime informazioni che risiedono nella memoria per essere elaborati.

Dovremmo quindi intervenire sulla nostra memoria, ma di certo non possiamo entrare e modificare ciò che c’è dentro, magari da decenni. No?


Modificare il modo in cui reagiamo alle cose, passando per il pensiero è difficile ed estremamente impegnativo. Molto spesso, infatti, non porta da nessuna parte.

Hai presente il detto: “Predica bene ma razzola male”?

Ecco, è proprio riferito a questo concetto.

Molto spesso sappiamo come dovremmo comportarci. Sappiamo che non dovremmo agitarci per quella determinata cosa, che non dovremmo aver paura di quell’altra. Ma nella pratica poi non riusciamo a comportarci come vorremmo.

“È irrazionale!”, diciamo. Oppure: “Eh lo so..”.

E così non riusciamo a cambiare mai.

E quindi?

Quindi, invece di passare attraverso il pensiero, dobbiamo intervenire direttamente sul nostro comportamento.

I motivi sono principalmente tre:

  1. Il pensiero è troppo sottile e dinamico. E molto spesso non riusciamo a renderlo consapevole. Il comportamento è pratico e ha confini chiari. Può essere programmato e messo in pratica.

  2. Scegliere di modificare il nostro comportamento ci permette di smettere di optare sempre per il percorso più facile. Sappiamo che è attraverso l’esposizione al discomfort (alla scomodità) che cresciamo e impariamo cose nuove. Il discomfort ci spinge all’azione, e questo ci permette di registrare una memoria nuova, il più possibilmente allineata al modo in cui sappiamo essere meglio reagire. (È infatti proprio così che si possono superare ad esempio le proprie fobie: una lenta e graduale esposizione alle nostre paure).

  3. Le “nuove memorie”, generate dalla presa di controllo del comportamento, saranno poi utilizzate dal nostro cervello per elaborare i messaggi del corpo e dei sensi. Più queste memorie sono allineate con una reazione per noi desiderabile, più sarà probabile che i pensieri (derivanti dall’interpretazione del cervello di un determinato stimolo) saranno a loro volta allineati alla nostra crescita e resilienza. Non più alla paura e all’auto-limitazione.

Bene, ma nella pratica?

Lo schema comportamentale di cui ti parlo qui va bene per tutte le situazioni in cui vuoi modificare la tua reazione di fronte a un contesto che normalmente ti stressa o comunque ti crea agitazione.

È necessario passare attraverso la respirazione.

Il respiro è in grado di inviare al nostro cervello i segnali che permettono di attivare la risposta di rilassamento.

Fare questo nel mezzo di una situazione stressante ci permette di cambiare il nostro mood, ovvero come ci sentiamo.

Ci permette di passare dal sentirci agitati a sentirci più tranquilli.

Inizialmente il cambiamento potrebbe essere piccolo. Ma ti garantisco che sempre sarai in grado di notarlo.


Quando ti sentirai più tranquillo del solito in una situazione che prima ti stressava molto, inizierai a registrare nella memoria nuove informazioni. Queste saranno probabilmente in contrasto con quelle presenti, ma la ripetizione ti permetterà di renderle, con il passare del tempo, sempre la scelta prevalente.

Il tuo cervello incomincerà, con la pratica, ad attingere sempre di più a queste nuove informazioni presenti nella memoria per interpretare ciò che vivi ed elaborare una risposta.

Ipotizziamo che una determinata situazione, in scala da 1 a 10, prima ti agitava 8. Succederà che imparerai a rilassarti in quella stessa situazione tanto da percepire magari un livello di agitazione misurabile 7. Poi 6. Poi magari 3.

E finirà che sarai in grado di gestire con più leggerezza quel contesto.

Avrai modo così di “vedere” più chiaramente ciò che succede quando ti agiti. Venendo influenzato sempre meno dai vecchi schemi di comportamento e vecchi condizionamenti del passato.


Reagirai diversamente di fronte alle situazioni.

E questo significherà che sarai diverso.

Sarai un nuovo tu.


Più resiliente, coraggioso, determinato.

Più ambizioso e creativo.

Più rilassato.

E certamente più felice e sereno.


Tutto questo non è gratis.

Non basta un giorno di pratica.

Il percorso varia in base alla tua situazione di partenza. Ma ti posso promettere che, in questo processo, sarai in grado di liberare il tuo vero potenziale.

E sarà pazzesco.

Roba da scrivere libri su di te.

Ora devi passare alla pratica.

Con me possiamo fare proprio questo.


Imparerai le migliori tecniche di respirazione in grado di permetterti questo cambiamento.

Ti aspetto a bordo.

Leo



Riferimenti:


Core affect and the psychological construction of emotion


La mente è piatta, Nick Chater


Constructing emotion: the experience of fear as a conceptual act


Dr. Karl Deisseroth: Understanding & Healing the Mind




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